Tab Article
Uno dei classici della letteratura filosofica cinese, "La costante pratica del giusto mezzo (Zhongyong)" è una raccolta di massime, aneddoti e brevi trattazioni attribuita a un nipote di Confucio (551-441 a.C), anche se vi contribuirono altri autori di epoche successive. Confucio, un saggio che trasmise la cultura dell'età aurea a discepoli e governanti, fu presto considerato come la più vivida espressione di idee, pratiche, riti e norme sociali, tanto da plasmare per oltre due millenni la civiltà cinese. Discepoli e seguaci posteriori trasmisero il suo pensiero in varie opere, e anche ne "La costante pratica del giusto mezzo", una guida essenziale per realizzare una vita esemplare nell'oblio di una condotta discreta. Il testo conobbe particolare fortuna nel XII secolo, quando, tornati in auge gli studi classici, divenne uno dei Quattro libri (sisbu), canone della tradizione confuciana e raccolta in uso nel sistema degli esami imperiali, unica via per l'accesso alle cariche pubbliche sino all'inizio del XX secolo.